Ricorso contro la banca? Conviene! Ecco i dati dell’Arbitro Bancario Finanziario

Gestire i rapporti con una banca, specie quando non si hanno competenze in materia, può risultare complicato. Tra cavilli burocratici e condizioni contrattuali poco chiare, è sempre alto il rischio di rimanere ingarbugliati o, peggio, vittime di irregolarità e costi troppo elevati.

La legge però si pone sempre a tutela dei clienti. E se è vero che solo pochi risparmiatori sanno come muoversi bene in questo campo, va ricordato che esistono strumenti efficaci in grado di prevenire eventuali controverse o, soprattutto, risolverle.

Un esempio è il ricorso contro la banca. Una procedura che non sempre i consumatori mettono in pratica, un po’ perché non sono consapevoli di poterlo fare, un po’ perché non sanno come poterla gestire.

Eppure il tasso di successo nei casi di ricorso contro le istituzioni bancarie è ormai parecchio elevato. Con un vantaggio notevole per i clienti della banca e per le loro tasche. Basta dare un’occhiata, ad esempio, ai casi reali che abbiamo riportato qui sul nostro sito. Un numero sempre più grande di associati che è riuscito ad ottenere rimborsi insperati e con importi notevoli.

Ma se ancora nutri dei dubbi riguardo l’efficacia dei ricorsi contro la banca, vogliamo illustrarti oggi in questo articolo i dati riportati dal l’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), un sistema stragiudiziale che si occupa di risolvere controversie tra i clienti e gli istituti bancari (o gli altri intermediari finanziari).

Questi dati, che si riferiscono tutti al 2018, sono stati raccolti all’interno di una relazione annuale firmata dall’ABF, e propongono una prospettiva interessante su un tema ancora poco discusso come quello dei ricorsi bancari.

Cos’è l’Arbitro Finanziario Bancario e come ci aiuta a fare ricorso contro la banca

L’Arbitro Bancario Finanziario, conosciuto anche con l’acronimo ABF, è un sistema di risoluzione stragiudiziale in ambito bancario e finanziario. In altre parole, è un sistema che consente di risolvere controversie tra enti bancari o finanziari e consumatori senza ricorrere però alle vie legali, ovvero senza finire a processo.

Viene definito per questo un sistema di tutela alternativo, perché consente ai consumatori di risparmiare tempo e denaro pur facendo valere i propri diritti. Tanto è vero che, per procedere con un ricorso contro la banca grazie al sistema dell’ABF, non serve ricorrere ad un assistente legale, sebbene sia sempre utile farsi guidare in questo percorso da un consulente esperto o da un’associazione a tutela dei risparmiatori.

L’Arbitro rimane comunque un’organizzazione autonoma. È un sistema distaccato rispetto alla Banca d’Italia (che pure lo ha istituito) e prende le sue decisioni in maniera indipendente, grazie ai suoi Collegi presenti in 7 città italiane. Certo, a differenza di quanto succede con le sentenze del giudice ordinario, le sue decisioni non sono vincolanti e non c’è obbligo di metterle in pratica. Lo stesso però, gli istituti bancari e con loro gli intermediari, rispettano quanto stabilito, perché è frutto di uno studio accurato del caso e viene deciso secondo le leggi in vigore.

Come già accennato, l’ABF è utile in caso di ricorso contro la banca, ma non solo. Il sistema infatti può aiutarti anche contro gli intermediari finanziari e i confidi, oppure contro gli istituti di pagamento (IP) o di moneta elettronica (Imel). Infine, può fornirti assistenza anche in caso di controversie con Poste Italiane e l’attività di Bancoposta.

Come ti aiuta l’Arbitro Bancario finanziario in caso di ricorso contro la banca?

Grazie al supporto dell’Arbitro Bancario Finanziario hai la possibilità di:

  • Far valere i tuoi diritti di risparmiatore, come ad esempio la cancellazione di un’ipoteca;
  • Ottenere un rimborso per un’irregolarità nell’estinzione di un mutuo o un prestito.

I casi gestiti dall’ABF possono portare a rimborsi con somme fino a 100.000 euro, mentre nel caso di pratiche come quella menzionata poco sopra, ovvero la cancellazione di un’ipoteca, non ci sono limiti di importo.

Analizziamo però adesso i dati dell’Arbitrato Bancario così come riportati sulla relazione annuale, e cerchiamo di capire meglio come si muovono i risparmiatori che vogliono tutelarsi dalle banche poco trasparenti.

 

I dati sui ricorsi contro le banche per il 2018

Secondo la relazione annuale dell’Arbitro Bancario Finanziario, nel 2018 i casi di ricorso contro banche e intermediari finanziari sono stati ben 27.041. Un numero cospicuo che pure mostra un certo calo: rispetto al 2017 il sistema ideato da Banca d’Italia ha ricevuto almeno 3 mila richieste in meno.

Ciò nonostante l’Arbitro Bancario Finanziario è ancora molto operativo, e rimane il punto di riferimento per tutti quei clienti che vogliono risolvere le loro controversie con la banca o altri intermediari. Va detto infatti che l’ABF consente di presentare una domanda di ricorso anche online, attraverso il portale web ufficiale inaugurato nel febbraio 2018. Da allora i ricorsi ricevuti in formato digitale sono circa 22.200, ovvero quasi la totalità delle domande presentate.

Gli italiani fanno ricorso contro la banca con l’aiuto di professionisti

È quanto viene fuori dalla relazione annuale dell’ABF. In effetti, se hai intenzione di far valere i tuoi diritti contro una banca o un’altra istituzione finanziaria, muoverti da solo può essere complicato e a volte non conveniente. Colpa soprattutto di un linguaggio contrattuale poco chiaro e astruso.

Per questo motivo, in Italia sono pochi i cittadini che hanno piena consapevolezza di quali siano i loro diritti. E tu potresti essere fra questi. Secondo quanto ci comunica l’Arbitro Bancario Finanziario, il 61% delle domande viene presentata tramite un’associazione consumatori (ad esempio come la nostra) o da un avvocato, mentre solo una piccola parte dei risparmiatori sceglie di procedere in autonomia, senza alcuna assistenza legale, con tutti i rischi del caso.

Come sono andati i ricorsi contro le banche nel 2018?

L’Arbitro Bancario Finanziario ci mostra un quadro molto rassicurante. Il 69% delle domande presentate si sono infatti concluse con un esito favorevole per il cliente che ha avanzato la richiesta. In altre parole, circa 23mila ricorsi contro la banca (o qualsiasi altra istituzione) nel 2018 è andata a buon fine.

I ricorsi con esiti positivi hanno permesso a migliaia di consumatori di ricevere le rimborsi e restituzioni per un totale che supera i 21 milioni di euro.

La relazione dell’ABF ci dà anche un’idea di quali ricorsi hanno più probabilità di successo. La maggior parte delle controversie riguarda prestiti, mutui e altre tipologie di finanziamento. Il ricorso che viene accolto di più è quello relativo alla cessione del quinto.

Ma le banche rispettano sempre le decisioni dell’Arbitrato Bancario?

Come abbiamo già accennato poco sopra, le decisioni stabilite dal Collegio dell’Arbitro Bancario Finanziario non sono vincolanti come quelle di un giudice. Parliamo dopotutto di un sistema stragiudiziale: certamente si basa sul diritto bancario e finanziario, ma non ha lo stesso valore di una sentenza del giudice.

Si tratta per questo di un sistema poco efficace? NO! Al contrario, l’Arbitrato Bancario comunica che la percentuale degli istituti che rifiutano le decisioni del Collegio è inferiore all’1%.

E proprio per tutelare quanto più possibile i consumatori, è stato reso pubblico sul sito dell’ABF una lista di tutti gli intermediari inadempienti. In questo modo, prima di decidere in che modo procedere contro la tua banca, puoi sempre valutare il suo comportamento in merito alle decisioni prese dai Collegi.

Quali sono i costi e i tempi di un ricorso contro la banca?

La relazione dell’Arbitro Finanziario Bancario ci dice che, in media, la durata di una procedura di ricorso è di 304 giorni. In questo intervallo di tempo va incluso il giorno in cui viene presentato il ricorso, i diversi periodi di sospensione previsti dalle disposizioni, e il giorno in cui viene comunicato l’esito del Collegio.

I costi sono invece particolarmente bassi per i consumatori. Infatti, prima di presentare la domanda, il cliente della banca deve versare soltanto 20 euro: un contributo dovuto per affrontare le spese della procedura. Inoltre, nel caso in cui la domanda venga accolta, l’istituto bancario (o l’intermediario finanziario) è tenuto a rimborsare la somma al cliente e a versare alla Banca d’Italia un contributo di 200 euro.

Tiriamo le somme: fare ricorso contro la banca conviene?

Assolutamente sì! I numeri parlano chiaro: il 69% di domande accolte in soli 12 mesi è un traguardo notevole.

Ricorda però: se hai intenzione di presentare un ricorso perché pensi di essere vittima di un sistema bancario inesatto o disonesto, meglio chiedere una consulenza a professionisti esperti.

La nostra associazione ad esempio, che è sempre dalla parte dei risparmiatori, non solo può aiutarti a capire se ci sono i presupposti per un ricorso, ma può anche fornirti una guida fondamentale nello svolgimento della procedura.

Per saperne di più, compila il form e richiedi le informazioni che cerchi.



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