
Il fido bancario è uno strumento fondamentale per piccole e medie imprese. Ma può essere rischioso. Scopri di più su ADifesa.

Ottenere un fido bancario per una piccola media impresa è già complicato, figuriamoci poi gestirlo.
Visto che la banca ci mette il suo carico: tassi di interesse alti (perché di te non si fida), condizioni di rimborso complicate e quel rischio – sempre dietro l’angolo – di pagare più del dovuto.
Perché sì, nel caso non lo sapessi, funziona così: quando gestisci un fido bancario, la banca trova sempre qualche espediente per farti pagare più di quanto dovresti.
E noi di ADifesa lo sappiamo, perché queste storie sono all’ordine del giorno: leggi per esempio la storia di Foscarini che, con un fido da 150mila euro, era finito a pagare oltre 80mila euro in più. O quella di Alfredo, a cui invece sono stati “sottratti” ben 50mila euro.
Ma in che modo la banca riesce a farsi pagare tutti questi soldi extra, senza che nessuno batta ciglio? In questo articolo proviamo a spiegartelo. Intanto, però, partiamo dall’inizio così che tutto possa esserti assolutamente chiaro.
Come funziona il fido bancario? Un esempio pratico
Il fido bancario, in teoria, è uno strumento che dovrebbe aiutarti. Un salvagente, mettiamola così. Perché è un finanziamento, sì, ma da utilizzare come supporto finanziario – non sempre, ma quando serve. Con un fido bancario hai la possibilità di tenere in piedi la tua impresa nei momenti in cui la liquidità scarseggia.
E come funziona? La banca attiva un credito rotativo (il fido, appunto) al tuo conto corrente bancario, che a quel punto diventa un conto corrente affidato.
Quando ne hai bisogno, puoi usare quella somma “in più” per coprire le spese operative della tua attività. Un po’ come succede con un prestito qualsiasi, ma con una differenza sostanziale: nel fido bancario paghi interessi passivi soltanto sull’importo che hai speso, e non sull’intero prestito.
Sulla carta suona bene.
Nella realtà, però, non è proprio entusiasmante.
Ma per capirci di più, facciamo un esempio pratico.
Immagina di avere un fido bancario di 100mila euro. Lo usi a intermittenza, per far fronte a spese impreviste, pagare fornitori, coprire le imposte.
Quindi un mese usi 20mila euro, il mese dopo magari arrivi a 70mila euro €, poi rientri un po’, poi sfori di nuovo. E così via.
Il costo del fido però diventa via via più insostenibile. Il primo anno riesci ad affrontarlo, ma poi la situazione si complica. E non ti spieghi perché: i conti non ti tornano, e hai la certezza di aver sempre organizzato bene le tue finanze.
Cosa succede? La risposta è semplice: con tutta probabilità ci sono costi illeciti o calcoli sbagliati che “gonfiano” il costo del prestito. Insomma, la banca ti nasconde qualcosa.
Uno strumento essenziale per le PMI
Il punto è che, nonostante i rischi, il fido bancario resta uno strumento fondamentale per le PMI. Quando i pagamenti arrivano in ritardo, le tasse bussano alla porta e i fornitori cominciano a farsi sentire, avere una linea di credito può fare la differenza.
A volte un’impresa sopravvive soltanto grazie a questo.
Dunque – credici – non siamo qui per demonizzare il fido bancario. Il punto invece è un altro. Perché, per quando essenziale, il fido bancario è ancora il terreno perfetto per pratiche bancarie illecite. Come le commissioni che non dovresti pagare. Gli interessi degli interessi. I costi fissi che paghi anche se non usi il fido.
Il fido bancario è il classico strumento che nasce per aiutarti… e finisce per metterti in ginocchio.

I costi (e i rischi) del fido bancario
A questo punto ti sarà chiaro: il fido bancario non è un regalo della banca ma ha un costo – e pure bello alto, se consideriamo i problemi che può causare. Perciò è necessario fare attenzione, sia prima di firmare il contratto di banca che dopo.
Ma a cosa fare attenzione, nel concreto? Perché, ne siamo sicuri, che qualcosa stia andando storto lo saprai già.
Ti è mai capitato di chiederti, guardando l’estratto conto, cosa sono tutte quelle voci di spesa sconosciute? O perché, rispetto al preventivo iniziale, hai la sensazione di non riuscire più a coprire il tuo debito?
Ecco, qui di seguito proviamo a chiarire questi punti.
Sperando che possano aiutarti a risolvere nel più breve tempo possibile.
Fuori dal fido? Occhio alle conseguenze
Lo sconfinamento è uno dei pericoli peggiori. E attenzione: non stiamo parlando di scoperto di conto, che è poi un altro modo di definire il fido bancario.
Quando diciamo sconfinamento, intendiamo quello scenario in cui – per una ragione o per l’altra – spendi più di quanto la banca ti ha concesso. Facciamo un esempio?
Hai un fido da 20mila euro, lo esaurisci ma fai comunque un bonifico da 5mila euro. Così sfori, vai oltre. Quella cifra in più è uno scoperto non autorizzato.
Succede spesso, succede persino a chi ha un conto bancario senza fido. Solo che la banca difficilmente perdona. Per cui:
- ti applica interessi ancora più alti
- può addebitarti penali
- ti segnala ai SIC (cioè a loro)
E tutto questo, a volte, anche solo per pochi euro.
Quando gli interessi generano interessi
E ora veniamo al punto più delicato: l’anatocismo bancario, detta anche capitalizzazione degli interessi passivi.
Ne hai mai sentito parlare? Siamo sicuri di sì. Parliamo di un meccanismo illegale (ma ancora diffuso) con cui la banca applica interessi sugli interessi. È chiaro, la capitalizzazione degli interessi non è sempre illegale. Pensa, per esempio, a quando riesci a capitalizzare gli interessi attivi del tuo conto deposito.
Nel caso del fido bancario, però, questo tipo di capitalizzazione – detto, appunto, anatocismo – può generare un circolo di debito pressocché infinito e incredibilmente difficile da chiudere.
Ma come funziona nel dettaglio?
In pratica, ogni trimestre – o ogni mese, dipende dal contratto – ti vengono addebitati gli interessi passivi sul fido che stai usando. E fin qui, tutto nella norma.
Solo che poi, nel trimestre successivo, la banca calcola nuovi interessi anche su quelli vecchi. Quindi paghi interessi per aver usato il fido, ma paghi anche per aver pagato il fido.
L’anatocismo è vietato dalla legge, a meno che non sia espressamente pattuito e bilanciato da una pari condizione per il cliente. Ma molte banche lo nascondono nei contratti sotto formule ambigue e tecnicismi. Così il tuo debito cresce senza che tu stia usando nuovi fondi.
È una spirale. Una trappola. E sì, è illegale.
L’anatocismo bancario è uno dei motivi principali per cui tantissime PMI pagano molto più del dovuto sul proprio fido.
E solo un’analisi professionale può aiutarti a capire se la tua banca lo sta praticando anche con te.
La revoca del fido bancario è un rischio concreto
Finché la banca ti tiene aperto il fido, tutto fila. Ma cosa succede se un giorno te lo revoca da un momento all’altro? Perché purtroppo, in Italia, succede anche questo. Specie alle piccole e medie imprese.
A volte, un piccolo peggioramento nel rating creditizio può rivelarsi cruciale, e lì sì che iniziano i veri problemi per le imprese.
Perché, quando la banca decide di revocarti il fido, non ti dà molto tempo. Al contrario, ti chiede di “rientrare” praticamente nell’immediato, pretendendo che tu restituisca subito tutto quello che hai utilizzato fino a quel momento. Anche se parliamo di decine o centinaia di migliaia di euro.
Se avevi fatto affidamento su quella liquidità per coprire le spese correnti, adesso ti ritrovi a dover coprire il debito in tempi strettissimi – con l’ansia degli incassi che ancora non arrivano, i fornitori da pagare e le tasse in scadenza.
La revoca del fido può mettere in crisi la sopravvivenza stessa dell’impresa.
Ed è proprio in questi casi che un’analisi del conto corrente affidato si rivela un passaggio obbligato. Per scoprire se ci sono costi illegittimi o errori nei calcoli degli interessi e, soprattutto, se hai diritto a un rimborso.
Cosa fare in caso di revoca o anomalie
Se la banca ha revocato il tuo fido, o se qualcosa nei conti non ti torna, la prima cosa da fare è non farsi prendere dal panico. La seconda è agire in fretta perché – quando c’è in ballo un debito da restituire in blocco – ogni giorno può fare la differenza.
È giusto che tu restituisca subito tutti quei soldi?
Secondo nostra esperienza, non sempre: spesso le banche commettono errori di calcolo, applicano costi non previsti, o – peggio ancora – impongono interessi superiori al tasso soglia. Praticamente usurari.
Ecco perché, se hai subito una revoca o sospetti anomalie nel tuo conto affidato, il passo più intelligente è far analizzare a un esperto tutta la documentazione bancaria. Parliamo di contratto, estratti conto, conteggi estintivo: tutti i documenti dentro cui è possibile trovare le prove che servono in un ricorso.
ADifesa lo fa per te.
I nostri esperti possono analizzare il tuo conto corrente affidato e verificare, in poco tempo, se gli interessi applicati sono legittimi. Con noi lo studio di fattibilità è gratuito: se emergono irregolarità, ti offriamo il nostro supporto nel ricorso contro la banca.
Un ricorso che può portare a:
- riduzione del debito residuo
- blocco delle richieste della banca
- rimborso di quanto pagato in eccesso
Scopri di più sull’analisi del conto corrente affidato offerta da ADifesa. Il servizio è riservato agli associati, ma associarsi costa solo 10€ e puoi farlo qui in pochi clic.
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