Tolleranza al rischio, come cambia i tuoi investimenti?

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Tolleranza al rischio, come cambia i tuoi investimenti?

Esplora l’importanza (spesso sottovalutata!) della tolleranza al rischio. Come reagiamo alle perdite? Leggi qui.

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Avvicinarsi al mondo degli investimenti non è semplice.
Si fa fatica a diventare un investitore consapevole; ci vuole tempo, fatica e dedizione. Eppure bisogna farlo, a meno di non voler finire a “giocare per perdere”.

Ci sono molti aspetti di un investimento che si sottovalutano.
Uno di questi è la tolleranza al rischio, che passa in secondo piano come se fosse superflua – solo perché non riguarda numeri e dati.

La tolleranza al rischio, infatti, ha a che fare con la nostra mente.
In altre parole, la tolleranza al rischio spiega in che modo reagiamo di fronte a un investimento in perdita: ci agitiamo? Ce ne facciamo una ragione e andiamo avanti?

Quando un consulente finanziario di banca ti propone un investimento (per esempio un fondo comune, un prodotto assicurativo, etc.) deve tenere conto anche di questo. Delle tue caratteristiche psicologiche.

Perché, altrimenti, se non lo fa, la sua consulenza non può essere “regolare”. In altre parole, se un consulente non dà peso alla tua tolleranza al rischio, il profilo di rischio che traccia può variare anche di molto. E questo gioca a tuo favore, in caso di perdite da investimento. Vediamo meglio cosa vuol dire.

Cos’è la tolleranza al rischio?

La tolleranza al rischio è il tuo atteggiamento nei confronti delle fluttuazioni del mercato finanziario. Le perdite finanziarie sono fisiologiche: non puoi sfuggirne. Però non tutti gli investitori reagiscono allo stesso modo di fronte a una perdita di denaro.

Alcuni preferiscono giocare in difesa, e quindi evitano rischi e puntano su investimenti generalmente più sicuri. Altri, invece, sono disposti a correre rischi maggiori che, ovviamente, portano a rendimenti (e quindi guadagni) molto più alti.

Per quanto curioso possa sembrare, a influire su questa scelta non è soltanto la disponibilità economica, né la risk capacity, cioè la capacità di “sopportare” perdite finanziarie in base agli obiettivi di investimento a lungo termine.

Influisce su questa scelta è la psiche.

Quali sono i fattori che influiscono sulla tolleranza al rischio di un individuo?

La tolleranza al rischio di una persona è influenzata da diverse variabili personali e psicologiche. Tra cui, per esempio: la storia familiare di un investitore; il momento storico-economico in cui è cresciuto; la sua cultura del denaro. La finanza comportamentale studia proprio questi aspetti.

Anche la consapevolezza del rischio influisce molto. Un consulente finanziario deve informarti adeguatamente su quali sono i rischi, qual è la loro possibile evoluzione, etc.

Pochi investitori, per esempio, sono consapevoli che le perdite sono inevitabili, e questo ha un impatto sulle loro decisioni finanziarie. Se non sai che rischi di perdere dei soldi, per esempio, investirai più di quanto puoi permetterti. Con un consulente serio, questo non dovrebbe succedere. Ma succede.

Conoscere bene i rischi aiuta l’investitore a gestire meglio le fluttuazioni del mercato, e lo guiderà nelle sue scelte di investimento.

Nella pratica, ci sono poi aspetti molto personali che giocano un ruolo nella tolleranza al rischio. La personalità, quindi le inclinazioni individuali; la storia familiare, come abbiamo già detto; persino lo stato emotivo del momento, di fronte al consulente.

Come puoi immaginare, quindi, è difficile riuscire a misurare (senza errori) la tolleranza al rischio di una persona. Questo non significa che non bisogna trovare un modo, anzi: il questionario MiFID 2 è nato anche con questo obiettivo.

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Come si misura la tolleranza al rischio?

Per misurare la tolleranza al rischio, si è utilizzato (e si continua ad utilizzare) il questionario MiFID – uno strumento cruciale nell’ambito della consulenza finanziaria, e che si è evoluto nel corso del tempo, per adattarsi agli sviluppi della finanza comportamentale.

In buona sostanza, prima di proporti un investimento, un consulente deve conoscere il tuo profilo di rischio (calcolato su dati certi, numerici, come il reddito e la situazione lavorativa) e gli aspetti psicologici legati al rischio, dunque la tua capacità di affrontare possibili perdite finanziarie.

Il questionario MiFID – e, in particolare, la sua versione più recente, il MiFID 2 – si muove in questa direzione, pur con tutte le difficoltà del caso. All’interno del questionario, infatti, sono presenti domande su aspetti specifici: caratteristiche socio-demografiche di chi vuole investire, situazione finanziaria e reddituale, obiettivi da raggiungere, tempistiche (o orizzonte temporale), e così via.

Nello specifico, la tolleranza al rischio viene calcolata approfondendo – tramite domande apposite:

  • le conoscenze degli strumenti finanziari
  • le operazioni di investimento già eseguite
  • i titoli di studio e la professione svolta
  • le informazioni sul reddito e sulle attività finanziarie
  • la situazione familiare e il background culturale
  • la ragionevolezza degli obiettivi di investimento
  • le probabili scelte di portafoglio
  • i motivi per cui si è scelto di investire

Tutti questi elementi, secondo CONSOB, permettono di definire con una certa precisione il livello di tolleranza al rischio di un possibile investitore – così come richiesto dalla legge italiana.

È chiaro che ci sono ancora delle ambiguità.
Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato che questionari come il MiFID non sempre riescono a raggiungere l’obiettivo. In altre parole, non è facile calcolare la tolleranza al rischio, e i questionari – in tal senso – si dimostrano particolarmente deboli.

Non a caso, la direttiva sul questionario di profilazione si è evoluta nel tempo. Nel giro di 10 anni (dal 2004 al 2014) si è passati infatti dal MiFID 1 al MiFID 2 – ovvero quello attualmente in vigore – che pone maggiore attenzione sulle preferenze di rischio degli investitori.

Tutelare gli interessi di chi investe, dunque, significa eseguire un lavoro scrupoloso di studio e analisi su chi decide di investire.

Se la tua tolleranza al rischio non è stata calcolata bene, potresti avere diritto a un rimborso!

La tolleranza al rischio è, insomma, un elemento essenziale per valutare correttamente il profilo dell’investitore – cioè il profilo di rischio, l’indicazione corretta per un investimento alla tua portata.

La legge italiana dà molta importanza a questo aspetto.
Se un consulente finanziario ti indirizza verso un investimento che non puoi gestire – sul piano economico o psicologico – commette un illecito. Quando una banca ti trascina verso investimenti che sono – almeno per te – dannosi e pericolosi è perseguibile per legge.

E non solo: se sei vittima di un investimento illecito, la legge ti consente di ricevere il rimborso delle perdite finanziarie.

ADifesa, per esempio, offre ai suoi associati un servizio di recupero perdite da investimento che ha aiutato – finora – decine e decine di investitori disperati, che avevano perso (per colpa della banca!) i risparmi accumulati in tanti anni di lavoro.

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