Sentenza Lexitor, le novità sul recupero degli interessi

Con la Sentenza Lexitor, cambiano definitivamente le regole sul recupero degli interessi e dei costi. Anche in Italia. Cosa vuol dire per i debitori italiani? Scopriamolo.

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La Sentenza Lexitor ha sparigliato le carte.
Il mercato del credito al consumo – oggi – non è più lo stesso.

Ma è una novità attesa da tempo. Quando nel settembre 2019 la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata sul recupero degli interessi, già era facile immaginare quanto sarebbe cambiato – anche in Italia – nelle richieste di rimborso per estinzione anticipata di un finanziamento.

Abbiamo però dovuto aspettare la fine del 2022 per averne certezza. Con la sentenza della Corte Costituzionale del 22 dicembre del 2022, si è aperto ufficialmente in Italia un nuovo scenario che crea preoccupazione tra le banche.

Che cosa cambia con la Sentenza Lexitor? E perché, come dicono, le banche rischiano di rimetterci fino a 5 miliardi di euro?
Capiamolo meglio insieme.

Cosa dice la Sentenza Lexitor?

La Sentenza Lexitor – che prende il nome dalla società polacca Lexitor, protagonista del ricorso – si pronuncia sul diritto al rimborso degli interessi, in caso di estinzione anticipata.

Quando si chiude in anticipo un finanziamento, per esempio una cessione del quinto o un’altra tipologia di credito al consumo, il consumatore/debitore ha diritto al rimborso di una parte degli interessi e dei costi che ha coperto per accedere al credito.

Il diritto al rimborso è indicato esplicitamente nella Direttiva Europea 87/102/CEE, che parla di «diritto a una equa riduzione del costo complessivo del credito». Costo complessivo del credito che, nella direttiva Direttiva Europea 2008/48/CE, viene definito come la somma di «tutti i costi, compresi gli interessi, le commissioni, le imposte e tutte le altre spese che il consumatore deve pagare in relazione al contratto di credito, […] inclusi i costi relativi a servizi accessori connessi con il contratto di credito, in particolare i premi assicurativi».

🔎 leggiamo meglio

L’art. 8 della Direttiva Europea 87/102/CEE dice:
Il consumatore deve avere la facoltà di adempiere in via anticipata gli obblighi che gli derivano dal contratto di credito. In tal caso, in conformità alle disposizioni degli Stati membri, egli deve avere diritto a una equa riduzione del costo complessivo del credito.

Tuttavia, prima della Sentenza Lexitor, il rimborso al consumatore/debitore era limitato a quella parte di interessi (e costi) legati alla durata del contratto: i cosiddetti costi recurring, indicati fino ad oggi come i costi rimborsabili di un prestito o di una cessione del quinto.

In altre parole, dopo una chiusura anticipata, la banca era disposta a rimborsare i costi calcolati nel TAEG, e quindi inclusi nella rata mensile, ma effettivamente non maturati. Qualche esempio? La polizza assicurativa degli anni non goduti, e le spese di gestione delle rate mai versate.

Con la Sentenza Lexitor della Corte di Giustizia Europea, assistiamo però a un cambio di direzione. La Corte di Giustizia ha stabilito infatti che il rimborso dovesse includere anche i costi upfront, vale a dire le spese una tantum pagate già all’inizio del contratto di finanziamento.

Insomma, la Sentenza Lexitor applica più o meno alla lettera la Direttiva Europea che si è espressa sull’estinzione anticipata. L’articolo relativo alla riduzione del costo complessivo, infatti, non fa alcun riferimento a costi ricorrenti o, tantomeno, vincolati alla durata del contratto; pertanto viene accolta la richiesta della società Lexitor di ricevere un rimborso ancora più esteso.

Ma cosa succede in Italia, a quel punto?
Succede che la decisione dei giudici della Corte Europea non viene accolta così come è stata emessa. In occasione di altre sentenze sullo stesso tema, diversi Giudici di Pace hanno ritenuto non applicabile in Italia la decisione della Corte d’Europa.

Infatti, in Italia, esiste un articolo del Testo Unico Bancario (T.U.B.) che si esprime in maniera sui costi rimborsabili del credito al consumo. Si tratta dell’art. 125 sexies, che parla di diritto alla riduzione del costo, ma «in misura proporzionale alla vita residua del contratto».

🔎 approfondiamo

L’art. 125 sexies della Testo Unico Bancario (titolo VI, Capo II) dice:
Il consumatore può rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo dovuto al finanziatore e, in tal caso, ha diritto alla riduzione, in misura proporzionale alla vita residua del contratto, degli interessi e di tutti i costi compresi nel costo totale del credito, escluse le imposte.

Insomma, la Sentenza Lexitor europea – se applicata in Italia – avrebbe rappresentato un’imposizione sul diritto italiano. O almeno così sarebbe stato, senza una sentenza della Corte Costituzionale. Che è arrivata, infine, il 22 dicembre del 2022.

La Lexitor per la Corte Costituzionale

La sentenza della Corte Costituzionale sulla questione Lexitor era particolarmente attesa.

Se fino ad allora i giudici di pace hanno espresso pareri contrari all’applicabilità della sentenza Europea in Italia, con la decisione della Corte Costituzionale le cose cambiano.

A dicembre 2022, infatti, la Corte ha dichiarato «incostituzionale» l’applicazione dell’art. 125 sexies del T.U.B. così come modificato dall’art. 11 octies del Decreto Sostegni bis.

In altre parole, il rimborso dei costi e degli interessi non può riguardare soltanto i costi recurring. Piuttosto, per essere legittimo, questo deve includere anche una parte dei costi upfront – come, per esempio, le spese di istruttoria.

Non solo. La Sentenza Lexitor ha valore retroattivo, perciò si applica anche ai contratti stipulati negli anni precedenti a questa decisione. Ciò significa, in particolare, che è valida per le cessioni del quinto estinte (o rinnovate) negli ultimi dieci anni, ma anche per altre forme di finanziamento chiuse in anticipo in anni recenti.

È per questo motivo che le banche, oggi, sono in subbuglio.
Secondo una stima di Milano Finanza, si presume un’ondata di richieste di rimborso che costringerà gli istituti bancari all’esborso di circa 5 miliardi di euro.

E tra queste richieste, a cui le banche non possono più sottrarsi, potrebbe esserci anche la tua.

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Stai gestendo – o hai gestito in passato – un finanziamento in forma di cessione del quinto? La sentenza Lexitor, allora, potrebbe interessarti da vicino.

L’Associazione ADifesa da anni offre il suo supporto ai cittadini che sono alle prese con banche imprecise e poco trasparenti. Se hai chiuso in anticipo una cessione del quinto negli ultimi dieci anni, è probabile infatti che tu abbia pagato più del dovuto: nel conteggio dell’importo residuo – ovvero quello che hai versato per estinguere il debito – sono stati certamente inclusi costi e commissioni che non eri tenuto a coprire.

E te lo diciamo con una certa sicurezza. Considera che, secondo la nostra esperienza, circa tre contratti su quattro presentano irregolarità di questo tipo. Irregolarità che è possibile risolvere con il supporto di una squadra di professionisti – come la nostra – e attraverso una procedura di ricorso il cui esito positivo è garantito.

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