Rischi la sofferenza bancaria? Ecco tutto quello che devi sapere

La sofferenza bancaria è la condizione peggiore per un debitore. Temi di essere a rischio sofferenza? Questa guida ADifesa è pensata per te.

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Prima di iniziare a preoccuparti, è bene chiarirti le idee.
Sappiamo che lo stato di sofferenza bancaria è tra i più gravi a cui un debitore può andare incontro. Più grave ancora della condizione di cattivo pagatore, nonostante quest’ultima sia erroneamente più temuta.

In un certo senso, possiamo considerare la sofferenza bancaria come lo step successivo allo stato di cattivo pagatore. Questo NON vuol dire che tutti i cattivi pagatori finiscono in uno stato di sofferenza! Di sicuro, però, se hai ricevuto adesso una segnalazione come cattivo pagatore, il passaggio a sofferenza sarà – purtroppo – più facile di quanto pensi.

Ad ogni modo la sofferenza bancaria è una condizione particolare.
Non a caso, i presupposti alla base sono numerosi. In altre parole per una banca non è così semplice dichiarare uno stato di sofferenza, perché prima di farlo dovrà tenere conto di diverse variabili.

Sei stai leggendo questo articolo, forse la tua situazione finanziaria ti ha messo in allarme. Per questo ADIFESA vuole venirti incontro, nel tentativo di rassicurarti sulla questione.

In fondo, il rischio di sofferenza bancaria difficilmente può essere evitato. Per questo motivo è importante che tu abbia le idee chiare. Questo articolo ti servirà a questo scopo.

Cosa significa sofferenza bancaria

La sofferenza bancaria è la posizione più grave che un debitore può assumere agli occhi di una banca.

Come forse già saprai, ogni volta che contrai un debito, la banca tiene traccia del tuo comportamento. Raccoglie, infatti, informazioni sul tuo conto che trasmetterà in seguito a una Centrale Rischi, ovvero un organo il cui scopo è quello di monitorare il sistema di prestiti e finanziamenti.

Se paghi puntualmente le rate del tuo prestito, la tua posizione agli occhi della banca sarà favorevole. In questo caso, probabilmente, avresti anche accesso ad agevolazioni e rate con un tasso di interesse più basso. Questo accade perché la banca sa che di te può fidarsi.

Tutto cambia quando ti ritrovi a saltare le rate, lasciando il debito in sospeso.
Quello è il momento in cui passerai da debitore affidabile a cattivo pagatore, a prescindere dai motivi che ti portano a non pagare. Le banche non possono permettersi di concedere prestiti a chi non rispetta gli accordi, e quindi deve tener conto di ogni comportamento per capire come muoversi.

La sofferenza bancaria è il passaggio successivo, nonché il più complesso.
Perché non riguarda soltanto il comportamento di chi ha contratto un debito. Dunque, non è più una questione di affidabilità creditizia in sé. La sofferenza bancaria riguarda invece la situazione reddituale di un debitore nella sua totalità.

Per spiegarlo meglio, possiamo metterla così: è sofferenza bancaria quando il debito non può essere più ripagato, perché il debitore versa in una condizione economica grave. Succede per esempio quando perdi il lavoro all’improvviso, o quando ti ritrovi ad affrontare spese impreviste di una certa caratura.

In casi come questi, la tua segnalazione come cattivo pagatore passa in automatico a segnalazione per sofferenza. Parliamo però di casi che vanno accertati con una perizia approfondita, ed è questo uno dei tanti presupposti che rendono legittima la segnalazione.

Infatti, non tutte le segnalazioni per sofferenza sono lecite.
E qui sotto troverai una breve lista dei requisiti di una segnalazione corretta.

I presupposti per la segnalazione

Quali sono, dunque, i presupposti alla base di una sofferenza bancaria?
Perché la segnalazione risulti legittima, è necessario che rispetti certi requisiti.
In particolare, deve:

  • essere preceduta da un avviso via raccomandata;
  • partire sempre dal mancato pagamento delle rate;
  • indicare l’impossibilità di risolvere un debito;
  • fondarsi su una situazione economica grave.

Ciò vuol dire che, qualora almeno uno di questi requisiti non venga rispettato, la segnalazione per sofferenza non ha diritto d’esistere. Si tratta di una segnalazione per sofferenza illegittima.

E non si tratta di un’occorrenza rara. Negli ultimi anni, gli istituti bancari si sono rivelati particolarmente leggeri nella fase di invio delle segnalazioni, dimenticando di rispettare uno o l’altro punto. Con conseguenze notevoli per chi si ritrova segnalato ingiustamente.

Succede soprattutto quando la banca deve accertarsi sulla situazione economica di chi ha contratto un debito. Per poter parlare, infatti, di una condizione grave e instabile è necessario prima avviare un’indagine specifica sul soggetto debitore, che analizzi la situazione lavorativa, il suo reddito, il reddito di chi ha fatto da garante, ma che proponga anche una previsione negativa sul futuro.

In parole più semplici, la situazione di instabilità non può essere temporanea, ma permanente e quindi – sul lungo periodo – irrisolvibile. È questo che rende legittima la segnalazione per sofferenza bancaria.

Sofferenza bancaria, quanto dura?

Lo stato di sofferenza bancaria dura fino a quando il debito non è risolto. Dopotutto, si tratta di una condizione che parte proprio da un debito contratto con la banca. E a questa poco importa se ti trovi in uno stato di indigenza: quello che all’istituto bancario interessa è che tu risarcisca il debito.

Pertanto, fino a quando non troverai il modo di risolvere il problema e coprire le rate mancanti, rimarrai in uno stato di sofferenza bancaria.

Come già dicevamo prima però, le banche hanno bisogno di tenere traccia dei comportamenti di chi ha ottenuto un prestito, così da evitare brutte sorprese o rischi nel versamento delle rate. Dunque, anche se riesci a ripagare la banca, ciò non migliorerà la tua reputazione creditizia, che rimane comunque al minimo.

In particolare, la tua segnalazione per sofferenza bancaria rimarrà immagazzinata nelle Centrali Rischi per un tempo molto lungo. Secondo quanto fa sapere la CRIF, ovvero la Centrare Rischi di Intermediazione Finanziaria, la durata di una segnalazione per sofferenza è di 36 mesi a partire dalla scadenza del contratto di prestito.

In altre parole, se anche tu fossi riuscito a risolvere il tuo stato di sofferenza e a consolidare il tuo debito in un’unica rata anticipata, comunque dovrai aspettare la scadenza finale del contratto e poi ancora altri 36 mesi per vedere finalmente ripulita la tua reputazione creditizia.

Si può togliere una sofferenza bancaria?

Uscire da una sofferenza bancaria non è semplice, purtroppo.
Come già dicevamo poco sopra, l’unica possibilità è quella di pagare per intero l’importo dovuto alla banca. Cosa che non sempre è possibile, specie se lo stato di sofferenza è reale e tangibile.

Come fare, quindi, a ripagare un debito per intero se non hai abbastanza liquidità?
L’unica opzione a quel punto è quella del saldo e stralcio.

Per saldo e stralcio s’intende di chiedere alla banca una riduzione dell’importo da restituire, da concordare insieme proprio sulla base di una condizione economica particolarmente compromessa.

Ovviamente, spetta alla banca in quel caso l’ultima parola. A lei toccherà la decisione di accettare o meno la proposta e consentirti così di liberarti di un debito a cui, altrimenti, non saresti in grado di far fronte.

A quel punto, di fronte a una segnalazione di una sofferenza bancaria, l’unica via possibile è aspettare che si cancelli automaticamente, dopo 36 mesi a partire dalla scadenza effettiva del contratto di prestito.

L’assistenza che ti serve contro le segnalazioni illegittime

Molti dei cittadini italiani – tra quelli che hanno ricevuto un prestito personale – si ritrovano facilmente vittime di segnalazioni illegittime. Succede soprattutto con le segnalazioni come cattivo pagatore, che rappresentano lo step precedente alla condizione di sofferenza bancaria.

L’unico modo per proteggersi è far analizzare la segnalazione ad un esperto di diritto bancario, così da scovare l’errore. Se hai ricevuto una segnalazione, richiedere una perizia approfondita a un team di professionisti potrebbe cambiare l’esito della tua condizione, e ti permetterebbe di presentare una richiesta formale alle Centrali Rischi per ottenere subito la cancellazione.

Ma come puoi immaginare, si tratta di un’operazione comunque delicata, che deve essere condotta da un professionista valido ed esperto. Noi di ADifesa da anni mettiamo a disposizione la nostra esperienza per portare avanti richieste di questo tipo, e sappiamo bene quanto un piccolo errore possa compromettere la riuscita della pratica.

La nostra Associazione ha avuto sempre successo in casi di questo tipo, come dimostra la nostra lista di Casi Reali e le testimonianze che puoi leggere su TrustPilot (facendo clic qui!)

Se vuoi saperne di più sulle segnalazioni in Centrali Rischi, e su come chiedere la loro cancellazione anticipata,

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