Buoni fruttiferi Q/P. Che fare se hai incassato meno del previsto?

Visual ADifesa – Blog – Buoni fruttiferi postali Q/P. Cosa fare?

Buoni fruttiferi Q/P. Che fare se hai incassato meno del previsto?

Hai sottoscritto dei buoni fruttiferi postali Q/P dopo il 1986?
Scopri cosa fare se hai incassato meno di quanto previsto dall’accordo.

 

Se hai sottoscritto dei buoni fruttiferi postali tra gli anni ottanta e novanta, potresti aver ricevuto una brutta sorpresa al momento della riscossione.

La somma di denaro incassata alla scadenza, infatti, finora non ha rispettato quanto stabilito dall’accordo iniziale. Al contrario, Poste Italiane ha abbassato il rendimento dei buoni fruttiferi seguendo le direttive di un decreto che permetterebbe di modificare il valore dei tassi di interesse dei BFP anche dopo la sottoscrizione.

La direzione tracciata dall’Arbitro Bancario Finanziario appare chiara e definita, e si pone a favore – come spesso accade – dei risparmiatori che hanno investito in buoni fruttiferi e i cui diritti vengono oggi sistematicamente negati.

Poste Italiane SpA però sembra non volersi arrendere, e continua ad applicare ai buoni fruttiferi tassi di interesse inferiori a quanto concordato con i risparmiatori al momento della sottoscrizione.

La colpa è ancora da attribuire al decreto ministeriale del 13 giugno 1986, sulla base del quale Poste Italiane ha calcolato i rimborsi dei buoni fruttiferi postali a scadenza trentennale. Ma i risparmiatori italiani non sono per niente d’accordo, e i ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario non si fermano.

 

Quali buoni fruttiferi postali rientrano nel decreto?

I buoni fruttiferi che hanno risentito delle modifiche sono quelli che appartengono alla serie Q/P, ovvero buoni fruttiferi emessi a partire dal 1° luglio 1986.

Si tratta di buoni che sono stati sottoscritti utilizzando i moduli per la vecchia serie di bpf, la serie P, che ammetteva rendimenti di maggiori rispetto ai buoni della serie Q.

Con il decreto del 13 giugno 1986, tutti i buoni della serie P emessi dopo il 1° luglio 1986 sono stati modificati dopo la sottoscrizione tramite l’apposizione di due timbri: il primo, sulla parte anteriore, riporta la dicitura «serie Q/P»; il secondo, sulla parte posteriore, riporta i nuovi tassi di interesse.

 

Le ultime decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario

Come già detto all’inizio, in casi come questi l’Arbitro Bancario Finanziario si è posto sempre a favore dei risparmiatori.

Quello che è successo infatti è che per i buoni fruttiferi sottoscritti dopo il 1° luglio ’86 in molti casi riportano – nel timbro sul retro – i tassi di interesse riferiti alla rendita dei primi vent’anni, scritti in modo esplicito e suddiviso in quattro scaglioni.

Sui moduli però non si trova alcun riferimento ai tassi di interesse degli ultimi dieci anni di validità del buono.

In certi casi, addirittura, Poste Italiane non ha apposto alcun timbro sul modulo dei buoni fruttiferi (come scrive anche La Repubblica in questo articolo), rendendo di fatto nulla la modifica dei rendimenti.

Secondo l’ABF infatti, è il vincolo contrattuale stretto al momento della sottoscrizione che conta. E conta al punto da annullare quanto disposto da un decreto già in vigore. Dunque, a meno che il decreto ministeriale non sia giunto dopo la sottoscrizione dei buoni fruttiferi, il valore di questi – almeno per gli ultimi dieci anni di validità – deve rifarsi al rendimento previsto per la serie precedente.

Finora, dunque, i Collegi si sono sempre espressi in questa direzione, permettendo ai cittadini di incassare la cifra originaria prevista al momento dell’accordo.

 

Differenze di rendimento: di quali cifre parliamo?

È difficile stabilire a priori a quanto ammonta la differenza di rendimento tra un bpf con tassi di interesse del vecchio ordinamento e uno con i tassi di interesse più recenti.

Il valore dei rendimenti infatti è sempre proporzionato al valore nominale del buono fruttifero che hai sottoscritto. Ad ogni modo, si tratta sempre di somme di denaro cospicue.

In alcuni casi, per esempio, la differenza di rendimento applicata soltanto agli ultimi dieci anni di validità dei buoni fruttiferi ha comportato un aumento notevole della cifra da incassare, pari quasi al doppio di quella che Poste Italiane aveva previsto prima del ricorso stragiudiziale con l’ABF.

 

Che fare per ottenere giustizia con i buoni fruttiferi Q/P?

Se devi riscuotere o hai appena riscosso un buono fruttifero Q/P, il consiglio di ADifesa è facile da seguire: fai analizzare il valore del tuo buono fruttifero postale.

Potrai scoprire così a quanto ammonta per Poste Italiane, e a quanto ammonterebbe se si applicassero i tassi di interesse del vecchio ordinamento così come sostiene l’Arbitro Bancario Finanziario.

Il nostro team di professionisti può darti una mano. Analizzeremo per te il valore del tuo bpf e ti seguiremo per tutto l’iter – dal reclamo al ricorso – fino a farti incassare quanto ti spetta.

 

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