Ricorso bancario senza assistenza: cosa rischi?

L’Arbitro Bancario lo scrive a chiare lettere sulla prima pagina del suo portale. «Non è necessaria l’assistenza di un avvocato». Ed è vero. Il ricorso bancario, quando avviene per via stragiudiziale (ovvero fuori dalle aule del giudice) non ti obbliga a chiamare un legale.

Ogni controversia, infatti, viene risolta sulla base della documentazione fornita da entrambe le parti. Quindi copie dei contratti, estratti conto, e tutto quello che può fornire prove sufficienti a dimostrare l’irregolarità.

Eppure fare ricorso bancario senza assistenza è un rischio grosso nella maggior parte dei casi. La procedura da seguire per ottenere un rimborso infatti è un percorso pericoloso. Può bastare un piccolo errore – commesso per inesperienza e sbadataggine – a spazzare via ogni possibilità di ricevere il risarcimento sperato.

Agli italiani non piace fare ricorso senza assistenza

A confermarlo è lo stesso Arbitro Bancario Finanziario. Nella relazione annuale pubblicata regolarmente sul portale ufficiale, i dati parlano chiaro. Agli italiani non piace fare ricorso senza assistenza.

Quasi sempre – nonostante l’Arbitrato permetta di agire in totale autonomia – chi si trova vittima di una controversia con la banca chiede aiuto ad un legale o ad una associazione consumatori, come ADifesa.

Basti pensare che, tra il 2018 e il 2019, circa il 95% delle controversie sui prestiti personali sono state risolte con l’aiuto di professionisti esperti (avvocati o consulenti di un’associazione consumatori). E per le cessioni del quinto, la percentuale è ancora più alta: si parla infatti addirittura del 98%. (fonte: Relazione Annuale ABF). Nel complesso, invece, la media dei ricorsi con assistenza (che include anche la risoluzione di controversie “minori” su bancomat e carte di credito) oscilla tra il 59% e il 61%.

Ma perché così tanti italiani si affidano ad un professionista? Il motivo non riguarda soltanto la complessità della materia, ma anche l’eventuale disponibilità delle banche a collaborare. Se hai scoperto magagne nel tuo piano di ammortamento – per una cessione del quinto o un finanziamento personale –, ricorda che la banca in errore ha molto da perdere in termini economici. È infatti in questi due ambiti che si ricevono, in genere, i rimborsi bancari più corposi.

Per vincere un ricorso, allora, bisogna essere molto preparati. Fornire quante più prove possibili e affrontare la banca seguendo la strategia giusta.

La maggior parte dei ricorsi vengono respinti per errori di procedura

Secondo quanto riportato dall’Arbitro Bancario Finanziario, nel 2019, gli esiti positivi sono stati circa 27 mila. In altre parole, il 58% delle domande di ricorso presentate all’ABF si è conclusa con successo.

Una percentuale bassa? Forse. Il dettaglio interessante però riguarda i motivi che hanno portato i Collegi dell’Arbitrato a rigettare le altre domande. Nella relazione annuale si legge infatti che i ricorsi sono stati respinti per: prove insufficienti, ragioni prive di fondamento oppure «regole procedurali non rispettate» (fonte: Relazione Annuale ABF 2019 | Download)

Cosa vuol dire? Vuol dire che i ricorsi respinti avrebbero potuto ottenere un esito positivo, se gestiti meglio. Una perizia bancaria accurata, ad esempio, se realizzata da un professionista esperto, contiene prove a sufficienza per convincere il Collegio.

Senza contare che chi ha esperienza nel settore – un po’ come noi di ADifesa, che lavoriamo nel campo dei ricorsi bancari da più di 10 anni ormai – conosce bene ogni passaggio della procedura di rimborso. Il pericolo di commettere un errore procedurale verrebbe così scongiurato del tutto.

Gli errori più comuni in un ricorso senza assistenza

Ma quali sono gli errori più comuni quando si procede con un ricorso senza assistenza? Noi lo abbiamo chiesto ai nostri clienti, quelli che prima di rivolgersi a noi hanno provato a fare ricorso da soli. E ci siamo resi conto che le difficoltà che hanno riscontrato si possono ricondurre a tre fattori: la mancanza di competenze specifiche, la poca esperienza e un certo grado di disattenzione.

Disattenzione, sì. Un dettaglio da non sottovalutare. La procedura di ricorso bancario, per quanto resa più semplice da uno strumento come l’Arbitro Bancario Finanziario, richiede tempo per essere sviscerata bene. Tempo e concentrazione che spesso, chi si trova nel frattempo a dover gestire impegni di lavoro e personali, potrebbe non avere.

Succede così di incappare in errori che, seppur banali, mettono a rischio tutto il lavoro fatto. Sai che molti consumatori sbagliano a comunicare il codice IBAN? Finendo così per vedere i propri soldi accreditati ad altri clienti della banca. E non solo: basta una sola svista sul contratto bancario per rendere vano ogni tentativo di ottenere un rimborso.

Anche l’inesperienza può giocare brutti scherzi. Molti dei nostri associati, ad esempio, sono rimasti di stucco di fronte alla scarsa collaborazione della banca nella fase di recupero documenti. Alcuni si sono addirittura convinti che fosse la regola: se non hai con te il contratto o un qualsiasi altro documento formale, puoi scordarti di ottenere una copia. NIENTE DI PIÙ FALSO!

Se non hai mai fatto un ricorso contro una banca, l’iter da percorrere può disorientarti parecchio. Per questo siamo convinti che conoscere ogni passaggio della procedura di rimborso è, senza dubbio, il modo migliore per ottenere un risarcimento adeguato. Ne abbiamo parlato anche qui: La procedura di rimborso spiegata bene

Per ultimo, non devi sottovalutare il valore della competenza. Il nostro team, non a caso, tiene insieme professionisti esperti di diverso genere: si va dagli avvocati ai fiscalisti, passando per ex funzionari di banca che possono aiutarci ad avere un quadro più completo della questione.

Servono competenze specifiche se vuoi ottenere il massimo da un ricorso. Lo dimostra la perizia: un passaggio fondamentale all’interno della procedura di ricorso, ha lo scopo di scoprire magagne e mettere nero su bianco tutte le inesattezze e le scorrettezze di cui la banca si è resa colpevole. Si tratta però di un lavoro immenso, e di certo non alla portata di tutti. E senza una perizia bancaria adeguata è facile dover dire addio al rimborso che invece ti spetta per diritto.

Cosa rischi se il ricorso va male

Ci teniamo a chiarire anche un altro punto. Un ricorso respinto non è l’unico rischio a cui vai incontro se avvii la procedura senza un sostegno valido.

Alcuni dei nostri clienti sono riusciti a vincere il ricorso anche in autonomia, ma il risultato non è stato quello atteso. In altre parole, può capitare che il risarcimento non corrisponda alla cifra che avevi in mente oppure che la banca ti spinga a trovare un accordo che può rivelarsi, alla fine, svantaggioso per te.

In questi quattro anni abbiamo lavorato su risarcimenti poco idonei, inferiori del 30% o, addirittura in certi casi, fino al 50% in meno rispetto a quanto sarebbe stato possibile ottenere.

Con la giusta assistenza, potrai garantirti un rimborso all’altezza delle tue aspettative.

Scegli bene prima di iniziare un ricorso!

Se devi risolvere una controversia con la banca e vuoi far valere i tuoi diritti, fare ricorso è l’unica via possibile. Ma pensaci bene prima di infilarti in questo percorso da solo e senza una guida competente ed esperta al tuo fianco.

L’Associazione ADifesa ha aiutato moltissimi cittadini nel corso degli anni. Sono infatti più di tremila le persone si sono affidate a noi per recuperare somme di denaro che sembravano ormai perse.

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